La leishmaniosi è una malattia parassitaria sostenuta da un protozoo e trasmessa tramite la puntura di insetti ematofagi detti pappataci. Il periodo di incubazione è estremamente variabile (mesi o anni), così come i segni clinici che possono coinvolgere diversi organi ed apparati. A livello cutaneo è frequente la comparsa di una dermatite esfoliativa con presenza di scaglie sulla testa e sul tronco, ma anche erosioni, ulcere, croste e perdita di pelo prevalentemente a carico della testa, dei punti di appoggio e degli arti.

 


Da un punto di vista sistemico è spesso presente dimagramento, aumento di volume dei linfonodi esplorabili, della milza e del fegato. Nei casi più gravi è possibile lo sviluppo di insufficienza renale, danno del midollo osseo con anemia, lesioni articolari, lesioni oculari e muscolo-scheletriche.

La diagnosi si basa sulla presenza di segni clinici suggestivi e sulla ricerca del parassita attraverso esami ematologici, citologici ed istologici.
Per la terapia esistono diversi protocolli terapeutici che si basano sull’impiego di farmaci ad azione antiprotozoaria usati singolarmente o in diverse associazioni e sulle terapie di supporto necessarie per i casi più gravi che presentano sintomi sistemici.ù

La terapia, se effettuata in tempo, consente la remissione dei segni clinici, ma raramente la guarigione parassitaria. I soggetti guariti possono riammalarsi e per questo motivo è importante un attento e costante monitoraggio. La prognosi è variabile e nei casi di insufficienza renale da riservata ad infausta.

 

Nelle aree endemiche è molto importante proteggere gli animali con repellenti per gli insetti, con il vaccino antileishmania, ma anche effettuando tutti gli accertamenti necessari, al minimo sospetto di malattia, per tempo, per poter effettuare una diagnosi precoce ed aumentare le possibilità di successo terapeutico delle cure suggerite dal medico veterinario.